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Il Mycodiesel. Il Biodiesel da un Fungo della Patagonia. Scoperto nelle Foreste Pluviali un Fungo che Produce una Sostanza Simile al Gasolio e in Grado di Macerare la Preziosa Cellulosa



Scoperto un fungo che vive nella foreste della Patagonia che potrebbe fornire biocarburante sostenibile e che potrebbe essere pompato direttamente in cisterne. L’organismo, scoperto nella foresta pluviale della Patagonia, naturalmente produce una miscela di sostanze chimiche che è notevolmente simile al gasolio.


“Questo è l’unico organismo che sia mai stato scoperto in grado di produrre una tale importante combinazione di sostanze chimiche simili ad un carburante”, ha dichiarato Gary Strobel, uno scienziato del Montana State University che ha guidato l’intero progetto. “Siamo stati totalmente sorpresi da apprendere come il fungo produce idrocarburi”. L’Unione Europea ha fissato obiettivi di produzione di biocarburante del 5,75% entro il 2010 e del 10% entro il 2020. Ma i critici attuali riguardo ai biocarburanti spiegano che è molto difficile ridurre le emissioni di gas serra e ridurre il problema della deforestazione.
La produzione di biocarburanti sostenibili è ora un obiettivo e questo ultimo studio è stato salutato dagli esperti come un incoraggiante passo. Il fungo, chiamato Gliocladium roseum cresce all’interno di un particolare albero l’Eucryphia cordifolia nel nord della Patagonia, producendo una gamma a lunga catena di molecole di idrocarburi che sono praticamente identiche a quelle dei combustibili fossili. Lo studio completo sul Mycodiesel, sarà pubblicato nel numero di novembre della rivista Microbiology. “I risultati sono stati del tutto inaspettati e davvero incoraggianti”, ha affermato Strobel.


Mycodiesel Pronto per l’Uso

Molti organismi semplici, come le alghe, sono già noti per produrre sostanze chimiche che sono simili alle catena aromatiche degli idrocarburi presenti nei carburanti da trasporto, ma, secondo Strobel, nessuno produrrebbe idrocarburi con alta densità di energia come quelli esistenti nel Mycodiesel. Strobel spiega che la miscela di sostanze chimiche prodotte dal suo fungo potrebbe essere utilizzata senza problemi in un moderno motore diesel senza alcuna modifica.
Un altro vantaggio del fungo Gliocladium roseum è rappresentato dalla sua capacità di fermentare la  cellulosa. Questo è un composto che, insieme alla lignina, costituisce la cellula principale nelle piante ed è indigeribile dalla maggior parte degli animali. Come tale, la cellulosa costituisce la gran parte dei rifiuti organici attualmente scartati, come fusti e segatura.


La conversione dei rifiuti organici o meglio della cellulosa ed emicellulosa in etanolo rappresenta un importante obiettivo per l’industria dei biocarburanti, che attualmente utilizza colture alimentari come il mais o la canna da zucchero. Solitamente, i materiali cellulosici sono trattati con enzimi che gli convertire in zucchero, quindi con l’aggiunta di lieviti si fa fermentare lo zucchero in etanolo. Al contrario, il Gliocladium roseum consuma direttamente la cellulosa per la produzione di Mycodiesel. “Sebbene il fungo produca meno Mycodiesel quando si nutre direttamente di cellulosa rispetto allo zucchero, la scoperta del fungo grazie ai nuovi sviluppi nella tecnologia della fermentazione e della manipolazione genetica vi potrebbe contribuire a migliorare il suo rendimento”, continua Strobel. “In realtà, i geni del fungo sono altrettanto utili come il fungo in sé per lo sviluppo di nuovi biocarburanti.”


“I funghi sono molto importanti per la nostra sopravvivenza sulla terra, ma spesso vengono trascurati questi organismi per noi importantissimi” spiega Tariq Butt, un micologo della Swansea University, che continua: “Questa è la prima volta che è stato scoperto un fungo che produce idrocarburi che a sua volta potrebbero essere sfruttati come una fonte di combustibile in futuro. La scoperta possiede infatti a mio parere delle applicazioni fantastiche. Tuttavia, la ricerca è necessaria, così come uno studio pilota per determinare i costi e i benefici del Mycodiesel. Abbiamo così un altro potenziale fonte di approvvigionamento di biocarburante sostenibile che ci permette di diversificare le nostre fonti di energia.”
La prossima tappa per Strobel è rappresentata dal di perfezionamento dell’estrazione del Mycodiesel dal fungo. Ciò richiede più lavoro di laboratorio per identificare i modi più efficaci per far crescere l’organismo e, forse, la manipolazione genetica del fungo per migliorarne le rese. In caso di successo, Strobel spiega che a tecnologia dovrà quindi essere testata per una produzione su larga scala dei funghi per risolvere eventuali problemi dal ridimensionamento fino alla produzione commerciale.


[ Links utili e approfondimenti ]

  • Biodiesel: Aumentarne la Potenza Grazie al Polistirolo. Fra Riciclaggio ed Efficienza Energetica Ecco Come Ottimizzare Processi Esistenti



    Come fare in caso di intossicazione da funghi



    funghi, sono delle prelibatezze culinarie molto apprezzate dal palato umano, eppure, nonostante il loro aspetto ed il loro odore generalmente gradevoli alla vista e all’olfatto, spesso possono anche rappresentare degli alimenti fortemente nocivi. Tra le tante specie di funghi, infatti, alcune sono altamente velenose e, per coloro i quali si approcciano per passione alla loro raccolta, è sempre consigliato tenere gli occhi bene aperti e avere alle spalle una conoscenza basilare delle specie da evitare e di quelle che invece non creano problemi all’organismo umano in quanto commestibili. Avete letto i nostri consigli per raccogliere riconoscere quelli commestibili?
    Tuttavia, ogni anno, da tutta una serie di indagini basate proprio sul consumo di funghi è emerso un dato alquanto preoccupante: il numero di intossicazioni dovute al consumo di funghi nocivi, è andato aumentando sempre di più. Ciò è dovuto, non solo all’incuranza e alla poca conoscenza del mondo dei funghi da parte di appassionati inesperti che si avventurano, durante la stagione autunnale, nella loro raccolta, ma anche alla poca cautela in fase di preparazione, conservazione e cottura dei funghi stessi.
    Anche le “leggende metropolitane” con un’ampia base di falsità, contribuiscono a compiere degli errori clamorosi che a volte possono addirittura risultare mortali.
    Tra i sintomi più comuni, derivanti da un’intossicazione da funghi, rientrano:
    Le sindromi, in questo caso, possono essere di due tipi: a breve incubazione, con un tempo di latenza inferiore alle 6 ore e che, ovviamente, rappresentano i casi meno gravi e totalmente guaribili, e sindromi a lunga incubazione, che vanno ad insorgere dopo sei/dodici ore e talvolta anche dopo qualche giorno dall’ingestione. Queste, sono ovviamente le più pericolose per l’organismo poiché potrebbero andare ad intaccare organi come fegato e rene.
    Ma cosa fare in caso di intossicazione da funghi?
    • In primo luogo, è bene mantenere la calma e non farsi prendere dal panico(più facile a dirsi che a farsi).
    • Sin dalla comparsa dei primi sintomi, è consigliabile recarsi immediatamente nel Pronto Soccorso più vicino.
    • La calma, in questo caso di emergenza, vi servirà soprattutto per ricordarvi di alcune informazioni fondamentali che dovranno essere fornite ai medici soccorritori: tipo di fungo ingerito e quantità; tempo intercorso tra l’ingestione del fungo e la comparsa dei primi sintomi; bevanda assunta subito dopo dal soggetto.
    • Se possibile, sarebbe opportuno portare con sé un campione del fungo potenzialmente velenoso, anche se cotto, oppure i residui gettati in pattume durante l’operazione di pulitura.
    Nel caso in cui, in seguito all’ingestione di funghi, assistiamo alla comparsa di sintomi adducibili all’intossicazione, ci sono anche delle cose da NON FARE.
    • Evitare di bere bevande alcooliche; stessa cosa vale anche per il latte;
    • Non assumere farmaci (compresi quelli contro la diarrea, poiché andrebbe a bloccare un meccanismo naturale di eliminazione delle tossine);
    • Non affidarsi a metodi casalinghi e terapie “fai da te”.

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